È scientificamente dimostrato che il cannabidiolo (o CBD) possiede, come già accennato in precedenza, molteplici proprietà benefiche per l’organismo, essendo in grado di trattare un’ampia gamma di sintomi e patologie in modo efficace. Innumerevoli sono gli studi e le ricerche condotti, soprattutto di recente, sui possibili usi in ambito scientifico e medicinale delle componenti della cannabis, sebbene l’uso della pianta a scopo terapeutico risalga a migliaia di anni fa (il veto sull’impiego della marijuana in medicina fu imposto solamente negli anni ’30), e lunga è anche la lista dei disturbi che è possibile curare o alleviare grazie ad essi. Al suo interno figurano condizioni comuni e diffuse come l’ansia, la depressione, le infiammazioni e la nausea, ma anche patologie più gravi e rare, sia di carattere fisico che mentale.
I benefici del CBD, proprietà benefiche per il nostro organismo
Riguardo i disturbi più comuni, il CBD è un rinomato analgesico naturale, poichè inibisce la trasmissione neuronale degli impulsi del dolore; inoltre, interviene positivamente su fenomeni e manifestazioni di carattere ansioso, quali agitazione, affaticamento, difficoltà a concentrarsi, tensione muscolare e stress, favorendo di conseguenza il miglioramento delle interazioni sociali. In particolare uno studio del 2011 attesta l’efficacia del CBD nel trattamento del Disturbo d’Ansia Generalizzato. E’ stata anche provata la sua efficacia nel combattere la depressione, con particolare riguardo all’aumento dei livelli di serotonina e glutammato in seguito alla sua assunzione ed agli effetti rapidi e continui nel tempo della sostanza, paragonabili a quelli dei più comuni antidepressivi.
Numerose ricerche, tra cui una effettuata nel 2012 dal British Journal of Pharmacology, hanno rivelato le proprietà antinausea ed antiemetica del CBD, anche se la cannabis è stata comunque impiegata per secoli nel trattamento di tali sintomi. Altri studi condotti su diversi modelli in vitro e dal vivo ne hanno evidenziato le proprietà anti-infiammatorie e l’azione inibitoria delle citochine (quale il TNF, tumor necrosis factor), risultando quindi efficace nel contrastare l’artrite reumatoide e le patologie autoimmuni. Il cannabidiolo si è inoltre dimostrato attivo contro lo staffilococco aureo (resistente alla meticillina), efficace nel ridurre l’incidenza del diabete e nell’attenuare la fibrosi, ed ostacolare la distruzione del miocardio, due conseguenze del diabete stesso.
Il CBD come protezione del nostro cervello
Il CBD si è dimostrato un valido rimedio a disturbi e malattie di carattere più serio e di maggiore gravità: proteggendo il cervello dalla tossicità beta-amiloide, si configura come possibile agente terapeutico nel trattamento delle malattie neurodegenerativo, come il morbo di Alzheimer, quello di Parkinson, la malattia di Huntington e la sclerosi multipla, ed è anche in grado di proteggere il cervello dall’ischemia. Sono stati inoltre riscontrati effetti positivi nel trattamento dell’epilessia e miglioramenti nei pazienti affetti da schizofrenia (il CBD possiede anche proprietà antipsicotiche).
Uno dei vantaggi del CBD che genera più interesse nella collettività è senza dubbio il contributo che può apportare nella lotta contro il cancro: svariate ricerche hanno infatti rilevato le azioni antiproliferative ed anti-invasive svolte dal composto su una vasta gamma di tipi di cancro, la sua capacità di induzione alla morte delle cellule tumorali mediate da autofagia ed i suoi effetti chemio preventivi.
Se si considera che la lista dei benefici apportati dal CBD è in costante crescita ed il fatto che non presenta praticamente effetti collaterali (la buona tolleranza e la sicurezza della sostanza anche ad alte dosi sono dimostrate), non è difficile auspicare che il ruolo della cannabis nella medicina diventerà sempre più predominante.
Fonti:
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