Oltre diecimila specie di piante del genere cannabis

pianta della canapa

La pianta della canapa ha subito diversi mutamenti nel corso degli anni. Le mutazioni hanno riguardato la genetica della pianta e questo ha portato gli studiosi di Botomica a condurre numerosi studi.

Ne è emerso che questa pianta può variare dalla struttura genetica alla statura. Queste, infatti, variano dai 30-40 cm a 5 metri di altezza e alcune specie hanno una struttura cespugliosa. Inoltre può variare anche il profumo. Alcune hanno un profumo di arance ed altre ancora di pino. Insomma, una vera e propria pianta multiforme.

Pianta della canapa: la storia delle mutazioni nel corso del tempo 

È stata proprio questa la difficoltà da parte degli scienziati della botanica. Dopo i primi studi condotti prima del ‘900, nel 1974 Schultes ritenne che la migliore suddivisione dovesse comprendere tre specie: Cannabis sativa L., Cannabis indica Lam. e Cannabis ruderalis Janisch.

L’identificazione delle specie di Schultes è attualmente quella adottata dalle “seedbank” per commercializzare i propri prodotti. Le specie ritrovate da Schultes vengono riconosciute con il nome “Cannabis Sativa” e sono utilizzate soprattutto per la produzione tessile, edile e cartacea. Il miglioramento genetico della piante di Cannabis è stato molto rapido e ha permesso una notevole diversificazione della specie a seconda degli usi.

Le differenze non si concludono qui, infatti all’università di Toronto nel 2016 è stato condotto uno studio sulla  grandezza delle teste dei tricomi ghiandolari delle coltivazioni di piante di Cannabis da fibra e medicinali. Da tale studio è evidente che le coltivazioni selezionate a scopi medici abbiano un diametro dei tricomi di molto superiore rispetto alle coltivazioni industriali e ai campioni antichi. L’incremento rispetto a queste ultime due tipologie è del +60%. A livello di volume, i tricomi delle coltivazioni mediche risultano essere il quadruplo rispetto alle coltivazioni industriali.

Le conclusioni di questo studio hanno portato all’evidenza che per le coltivazioni a scopi medicinali la grandezza delle teste dei tricomi ghiandolari sono più grandi del 60% rispetto alle altre coltivazioni. Lo scopo infatti è quello di produrre più metaboliti che rendere la sostanza assunta più facilmente assorbibile.

Sicuramente nel futuro i nuovi sviluppi lasciano presagire nuove coltivazioni legate soprattutto all’utilizzo che bisogna farne. Come ad esempio la pianta a fibra legnosa può essere utilizzata nell’edilizia oppure lo sviluppo di nuove coltivazioni che producano un maggior quantitativo di cannabinoidi minori come la tetraidrocannabivarina (THCV), cannabivarina (CBV) e cannabigerolo (CBG) i quali hanno enormi potenzialità mediche.